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Freddie Mercury
Oggi parliamo di una Leggenda, un mito , una rockstar o come amava definirsi, un performer della musica rock degli anni ’70 e ’80 : Freddie Mercury. Artista eccentrico, sopra le righe, inimitabile, stravagante nel modo in cui si vestiva, ammaliava il pubblico con le sue giacche in stile militare con pantaloni in pelle stile biker , la sua iconica canotta bianca e abiti orientali.
Freddie Mercury, pseudonimo di Farrokh Bulsara, figlio di Bomi e Jer Bulsara appartenenti all’etnia parsi e di religione zoroastriano, nacque a Zanzibar, dove trascorse l’infanzia insieme alla sorella minore di nome Kashmira. Nel febbraio del 1954, all’età di otto anni, Farrokh iniziò a frequentare la St. Peter’s Boys School, un collegio scolastico britannico a Panchgani, nei pressi di Mumbai. Possedeva un grande talento artistico, ed era un eccellente disegnatore, praticava anche alcuni sport ad alti livelli; infatti era un abile velocista e ottimo pugile. Il grande talento musicale di Freddie venne notato dal preside dello St. Peter College, che scrisse una lettera ai suoi genitori, così facendo raggiunse il quarto grado di apprendimento di pianoforte, imparò a leggere la musica e cantò nel coro della scuola. Durante la permanenza al collegio ebbe anche la sua prima esperienza musicale, formando insieme a quattro compagni i The Hectics, una band che si esibiva durante feste o eventi scolastici e di cui Freddie era il pianista. Nel 1964, all’età di 18 anni, dovette trasferirsi con tutta la famiglia in Inghilterra per via della rivoluzione di Zanzibar. Freddie nel 1966 ottenne il massimo dei voti all’istituto di arte dell’Isleworth Polytechnic, che gli consentì l’ammissione al Ealing Art College di Londra dove studiò Arte e Design Grafico. Attratto sempre dalla musica, si unì agli Ibex, una band di Liverpool, ma purtroppo nessuna delle canzoni ebbe il successo sperato ed il gruppo decise di sciogliersi. Freddie si unì ad un’altro gruppo, gli Smile, dopo che Staffell, primo cantante della band, decise di abbandonare i due compagni May (chitarrista) e Taylor (batterista), poco dopo si aggiunse il bassista John Deacon. Il nome della band poi cambiò in “Queen” su suggerimento di Freddie e nel 1972 progettò il logo dei Queen basandosi sullo stemma reale del Regno Unito includendo nel logo i segni zodiacali dei quattro componenti della band. Nei primi anni settanta, Freddie Mercury cominciò ad avere le prime consapevolezze del proprio orientamento sessuale. Prima di tutto ciò conobbe l’amore della sua vita, Mary Austin, con la quale ebbe una storia d’amore di 6 anni, la quale terminò proprio a causa della sua omosessualità. Freddie dedicò a Mary la canzone “Love of My Life” , un inno all’amore che provava per lei. I due poi rimasero per sempre in ottimi rapporti, divenne la segretaria personale di Freddie e gli restò accanto fino all’ultimo giorno della sua vita. A causa della sua eccentricità, il primo decennio dei Queen fu caratterizzato da stravaganti esibizioni che spesso sfociarono in spettacoli teatrali e strinse per questo un forte legame con il pubblico. Nel 1975 venne pubblicato A Night at the Opera, che consacrò definitivamente i Queen, il singolo Bohemian Rhapsody divenne il simbolo della creatività del gruppo e soprattutto del suo cantante, che ne era l’autore; per la registrazione di questa sola canzone furono necessarie tre settimane. Nel 1976, durante il A Night at the Opera Tour, i Queen visitarono il Giappone, la cui cultura influenzò moltissimo Mercury e nei successivi anni scrisse alcune tra le più importanti canzoni dei Queen, come Somebody to Love, We Are the Champions, Don’t Stop Me Now , Crazy Little Thing Called Love. Alla fine del 1982, i Queen, dopo il successo del The Game Tour e dell’Hot Space Tour, decisero di comune accordo di separarsi per un certo periodo. Dopo i progetti da solisti, i Queen si ritrovarono nell’agosto 1983, registrando The Works. Cominciarono poi una serie di lunghe tournée in tutto il mondo, come il The Works Tour; tra il 12 e il 19 gennaio 1985, la band partecipò a Rock in Rio, dove suonarono davanti a circa 250 000 persone in due serate; tra i momenti principali e indimenticabili dell’evento, vi fu il duetto tra Mercury e i fan sulle note di Love of My Life. Il cast selezionato per quello che poteva essere un evento destinato ad entrare negli annali della musica vide assieme a Freddie anche altri artisti eccezionali, come gli Yes, gli Scorpions, gli Iron Maiden, George Benson, AC/DC e Rod Stewart. Ad assistere alle varie esibizioni giunsero infatti ben 1,4 milioni di persone. Brian May e Roger Taylor ancora oggi ricordano questo concerto, ecco alcune dichiarazioni :
Brian May:
“Rock In Rio è un fenomeno internazionale. Siamo molto orgogliosi di essere stati parte del principio di tutto questo. Nel 1985 è stata una esperienza scioccante per noi. Era incredibile l’accoglienza che ci è stata tributata. Era impensabile che tutte quelle persone cantassero le nostre canzoni in inglese. Love Of My Life fu straordinaria.”
Roger Taylor :
“Il pubblico brasiliano che cantava entusiasta è il principale ricordo che ho del 1985”
I Queen parteciparono, il 13 luglio 1985, al Live Aid, un concerto umanitario organizzato da Bob Geldof che vide la partecipazione dei più importanti artisti internazionali, allo scopo di ricavare fondi in favore delle popolazioni dell’Etiopia, colpite da una grave carestia. I Queen suonarono Bohemian Rhapsody, Radio Ga Ga, Hammer to Fall, Crazy Little Thing Called Love, We Will Rock You e We Are the Champions, tutto ciò in venti minuti e fu un’interpretazione memorabile, considerata tale da tutti e una delle migliori di tutti i tempi. Il 6 giugno 1986 i Queen cominciarono a Stoccolma il Magic Tour; questo fu il loro tour più grande e spettacolare poi l’ 11 e 12 luglio sempre del ’86 tornarono a suonare al Wembley Stadium. L’ultimo spettacolo si svolse al parco di Knebworth il 9 agosto 1986. Qui Freddie Mercury si esibì per l’ultima volta con i Queen in una delle sue prestazioni vocali più apprezzate, con 120.000 fan come spettatori. Alla fine del 1986 il gruppo decise di concedersi una seconda pausa di riflessione, fermandosi per tutto il 1987. Freddie collaborò con la cantante lirica Montserrat Caballé per registrare l’album Barcelona. . Nonostante fosse molto debilitato dalla malattia, Mercury non abbandonò la sua attività con il gruppo e il 14 gennaio 1991, venne pubblicato Innuendo. Il 23 novembre 1991, Freddie Mercury decise di annunciare ufficialmente, attraverso un comunicato, di essere risultato positivo al test dell’HIV e di essere malato di AIDS. Morì il giorno seguente, a soli 45 anni, a causa di una broncopolmonite fomentata dall’AIDS, nella sua casa di Earls Court.
Bohemian Rhapsody , il film tributo a Freddie Mercury e alla storia dei Queen, uscito nelle sale cinematografiche italiane a Dicembre 2018, ha riscosso un enorme successo, diventando il film più visto del 2018 battendo tutti record raggiungendo il primo posto al Box Office 2018. Ha ottenuto la candidatura agli Oscar 2019 per miglior film e ha vinto il Golden Globe per miglior film drammatico ed è in gioco anche per altre candidature. L’attore che ha interpretato magnificamente Freddie Mercury, Rami Malek, ha ottenuto la candidatura come miglior attore e ha vinto il Golden Globe come miglior attore in un film drammatico. Insomma un film da non perdere assolutamente per tutti gli amanti e non dei Queen.
Gabriele Consiglio
Vivere senza Chimica ?
Vi siete mai chiesti come funziona una sveglia al quarzo? O perché i cristalli liquidi del vostro smartphone sono liquidi? O come funziona lo shampoo? O la schiuma da barba? Tutto, compreso il pensiero, deriva da molecole che sbattono contro altre molecole. Alla base di ogni fenomeno vi è una presenza di materia. Fin da quando l’uomo ha imparato a controllare e usare quell’insieme di reazioni che chiamiamo fuoco, nell’avanzata della tecnologia la chimica s’è trovata praticamente dappertutto. Diciamo che a partire dal petulante allarme della sveglia, fino a notte fonda, anche chi non ne vuole sapere della chimica si deve arrendere e ammettere che la chimica entra ed esce da tutte le parti, che si parli di astrofisica o, invece, di Coca Cola o di bistecche😋. Qualche anno fa una marca di salumi pubblicizzava la propria mortadella con un buffo spot. Un improbabile uomo ragno, saltando di palazzo in palazzo, una volta introdotto in una cucina si spogliava progressivamente del proprio costume mentre una voce affermava “Via i coloranti, via gli additivi chimici”. Rimasto praticamente in mutande veniva sorpreso da una donna mentre addentava furtivamente un panino con la mortadella. Alla domande della donna su cosa egli stesse facendo il buffo uomo ragno, con aria non proprio intelligente, rispondeva “Pappa buona!”. Lo spot proseguiva decantando le virtù della mortadella e si concludeva con “Zero chimica, 100% naturale”. Può darsi che lo slogan sia efficace dal punto di vista del marketing, ma dal punto di vista chimico è una vera e propria idiozia. Già è curiosa l’espressione “100% naturale”: forse la mortadella di questa azienda si trova bella e pronta in natura? Ma ancora più insensata è l’affermazione “zero chimica”. Che cosa significa? Nella mortadella non ci sono molecole? Gli ingredienti “naturali” presenti nel salume non sono forse sostanze chimiche? Se tutto è chimica e se ogni fabbricazione comporta una trasformazione chimica, è ovvio che lo slogan appare privo di senso 👎. Le nostre reti nazionali trattano la chimica, quasi sempre associando ad essa rischi per l’uomo e pericoli per l’ambiente e dimenticando quanto questa disciplina abbia contribuito e contribuisca a garantire una vita più sicura, un’alimentazione più sana, un ambiente più pulito, un’economia più prospera. È ovvio che la chimica, come tutte le cose ha anche i suoi aspetti negativi. C’è quindi la chimica buona, che migliora la vita dell’uomo e lo accompagna in tutto il suo vivere, e c’è la chimica cattiva, che fabbrica veleni tossici. Da diversi anni però l’aggettivo chimico è divenuto sinonimo di tossico, di pericoloso. Questo atteggiamento è divenuto talmente diffuso che è stato persino creato un neologismo: chemofobia. Nel ‘84 nella città di Bhopal, in un’azienda produttrice di fitofarmaci si verificò in piena notte una fuoriuscita di ISOCIANATO DI METILE, un liquido di per sé non tossico ma che a contatto con l’acqua produce ACIDO ISOCIANICO composto altamente tossico. Caso volle che quella notte piovve. Questo provocò migliaia di morti per edema polmonare. Di fronte ad un incidente del genere ha però senso dare la colpa alla chimica e auspicare che sia eliminata dalla nostra vita? L’immediata reazione emotiva suggerirebbe di si. Ma se si analizza la causa dell’incidente si capisce come essa non sia in realtà la chimica, ma bensì l’incuria di chi ha gestito l’impianto. Pretendere di eliminare la chimica dalla nostra vita sarebbe come decidere di eliminare l’acqua corrente nelle nostre case solo perché qualche genitore incauto ha non ha impedito ad un bambino di giocarci e allagare l’intera casa (per farla tragica insomma 🙃).
Miriana Romeo
Passul Spagn (Prugne)
In questi giorni mi sono ritrovata a preparare le prugne (passule di spagn?) secche, così mi sono venute in mente le varie opportunità che il sole dava ai nostri nonni di conservare i cibi pur non avendo i mezzi di oggi.
Alcune di queste tradizioni resistono ancora, fichi e prugne si seccano tuttavia al sole anche se in quantità minori rispetto al passato.
Oltre alla frutta, nello stesso modo si conservavano funghi, melanzane, pomodori ecc. Melanzane e funghi venivano tagliati a listelli , lasciati asciugare sulle spase e poi sistemati in sacchetti di tela appesi in un luogo asciutto e arieggiato. I pomodori, invece, si dividevano a metà, si distribuivano su spase e fruscined , si cospargevano con sale e si lasciavano ad asciugare. Venivano poi conservati in vasetti di vetro con o senza olio.
Oppure si preparava “ a cunserva” lasciando asciugare la passata di pomodori al sole in grandi piatti di creta, girandola di tanto in tanto, mentre se il tempo era piovoso la s’infornava.
Oggi tante di queste cose non si fanno, però a volte sarebbe bello provarci; penso che a tutti abbia fatto piacere ascoltare i nostri nonni raccontare le varie tradizioni e sarebbe importante mantenerle vive, onorando così anche la memoria di chi ci ha preceduto.
Rosa Calabrese
Immagina di essere uno scrittore freelance
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